Spesso, quando mi capita di nominare lo Shiatsu, o accennare al fatto che mi occupo di Shiatsu, mi sento affermare con decisione cose tipo: “ah sì lo conosco, quel massaggio rilassante, no?”, o peggio “… no no, con tutta quella religione in mezzo, ohmmmm, zen, poi non passa nulla…” ed amenità simili. Resto nel massimo rispetto dell’opinione di ciascuno, ma cerco di insegnare ai miei figli ad approfondire un argomento prima di esprimere un’opinione, o, almeno, accogliere l’ideadi non saperne abbastanza per avere un’opinione adeguatamente argomentata, in qualunque disciplina o ambito della propria vita.

Invece di spiegazioni tecniche, provo a raccontare qui alcuni episodi di persone che mi capita di aiutare, in modo da diradare un po’ di nebbia sul mondo delle discipline bionaturali, in generale, e sullo Shiatsu, in particolare, tipo questa che segue.

Qualche tempo fa mi contatta D.

Mi descrive un problema al suo braccio sinistro: la notte si sveglia con l’arto intorpidito, al punto che sente di doversi alzare e muoverlo per alcuni minuti per ripristinarne la sensibilità e la funzionalità. Non solo. Mi segnala anche episodi di ansia, insonnia, momenti che lui stenta a definire di panico, ma comunque di agitazione.

Lo invito, come faccio di consueto, a superare il telefono e venire a trovarmi di persona per una chiacchierata conoscitiva e poter valutare, quindi, insieme alcune proposte.

Ad una prima raccolta di dati, esce che non sta lavorando come vorrebbe: talvolta si sente nel posto sbagliato, non adeguato; ricopre una figura professionale che si allinea alla propria preparazione, ma ha a che fare con una realtà lavorativa fatta di responsabili e colleghi che lo mettono spesso in difficoltà, che lo giudicano senza mezzi termini e che spesso sembrano non sapere nemmeno che lavoro svolga. L’arrivo imminente del secondo figlio aggiunge inoltre una serie di pensieri e proiezioni mescolate alla gioia che non aiutano a creare un clima disteso nemmeno a casa.

Bene.

Detto questo lo invito ad un primo trattamento Shiatsu.

Dalla valutazione iniziale emergono tutti i meridiani coinvolti nella situazione che mi descrive e che, legati all’imminenza, raccontano anche di una storia di vita in cui gli stessi temi si sono manifestati altre volte, quasi ci fosse un’importante insegnamento da cogliere, o un passo evolutivo da decidere di compiere.

Un primo trattamento rasserena molto D., che dorme per alcune notti senza interruzioni. Concordiamo quindi un ciclo di incontri regolari.
Ad ogni incontro il fastidio al braccio si riduce sempre più in frequenza ed intensità.

Non solo: D., infatti, si sta rendendo conto di quanto al serenità propria e della sua famiglia siano di primaria importanza, e decide di fare un passo avanti. Inizia a cercare un altro lavoro. 

Passano solo un paio di settimane che un fornitore dell’azienda per cui già lavorava gli propone di unirsi a loro, perché riconosce in lui alcune capacità e caratteristiche che potrebbero venire meglio apprezzate e valorizzate. Il tempo burocratico di sistemare il tutto ed ora D. lavora per questa nuova azienda, dove, anzi, dopo un periodo di inserimento, ricopre un ruolo di maggior responsabilità e coordinazione.
I problemi al braccio non sono più comparsi. 

L’ansia non c’è più.

E’ arrivato il secondo figlio, e con lui una diversa distribuzione degli orari tra casa e lavoro, quindi una presenza in famiglia di maggiore qualità.

Come dici? Non è stato lo Shiatsu a fare tutto questo? Forse no, ma dare a D. la serenità e determinazione di guardarsi dentro e scegliere di rimettersi in gioco… certo, anche lo Shiatsu ha contribuito. La somatizzazione del suo stato, con tutti i suoi sintomi grandi e piccoli stava assorbendo molte energie, riprendere in mano la propria salute ha quindi permesso a D. di convogliare tutte le sue risorse su ciò che gli stava maggiormente a cuore e vedere la situazione con maggior chiarezza. E’ divenuto possibile, a questo punto, fare una scelta ben ponderata e riuscire a farcela.

Bravo D.!

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