Tra le altre cose sono un musicista, e la musica è parte della mia vita fina dalle scuole elementari come ascoltatore, poi da studente di chitarra dalle medie in poi, fino al tenere i corsi di chitarra nella mia zona a decine e decine di appassionati e centinaia di concerti negli anni, a più livelli e con diverse band. Una serie di cose mi sono abbastanza chiare, ma amo fortemente trovare sempre qualcosa di nuovo per me, che possa far crescere il mio approccio alla musica, che poi concretizzo sul mio strumento. In realtà si tratta dello stesso identico approccio che applico spontaneamente a tutti gli ambiti di cui mi occupo, vedi le discipline bionaturali: essere sempre uno studente e puntare a migliorarsi sempre, in ogni ambito.
Ok, ma che c’entra questo con l’acufene? L’acufene è il frequente compagno di molti musicisti, specialmente di musica cosiddetta “elettrica”, che suoniamo spesso ad alti volumi, ma anche di abituali frequentatori di concerti, per lo stesso motivo. Da giovani ci si presta poca attenzione, ma avanzando con gli anni compaiono i primi fruscii, in alcuni casi crescono fino a diventare dei suoni, altre volte si stabilizzano. Per chi non ne soffre è difficile immaginare di cosa si tratti, perché è un sottofondo continuo all’udito, sempre. Spesso un solo orecchio, talvolta entrambi, ma di base si presenta un fruscìo costante che diventa particolarmente chiaro in situazioni silenziose, tipo la notte.
Poco tempo fa mi capita in studio L. che, a seguito di una brutta influenza, si trascina un fastidioso acufene senza dolore, ma che sembra non volere andarsene. A detta del suo medico si tratta di una conseguenza inevitabile degli sbalzi di pressione all’orecchio interno a seguito dei numerosi e violenti starnuti, ma dopo più di un mese dalla guarigione, L. sta iniziando a stufarsi e non sa se dovrebbe preoccuparsi di qualcosa di peggio.
La situazione si fa estremamente interessante perché, in tutta onestà, avevo studiato la teoria, ma non mi era ancora capitato nessun caso, quindi ecco un’ottima occasione per sviluppare i concetti appresi!
L’orecchio è circondato dai punti che si allineano principalmente al meridiano di VB, ma questi si relazionano anche ad altri su differenti meridiani, andranno quindi trattati tutti. Raccolgo qualche informazione in più e vedo che molti altri operatori hanno ottenuto ottimi risultati preferendo la tecnica della moxibustione. Ok, la conosco, non ci sono problemi, il mio pensiero va alla necessaria attenzione da prestare in quanto diversi punti saranno sulla testa, zona estremamente sensibile. Cosìè la moxibustione? Rimando il lettore all’articolo specifico per i dettagli, qui sarebbe fuorviante dall’oggetto del racconto. Lo puoi trovare [qui]
Raccolte tutte le informazioni necessarie, informo L. ed organizziamo il ciclo di trattamenti. Normalmente definisco un numero minimo in modo da garantire un risultato, ma sarà poi necessario valutare insieme al ricevente il decorso e l’efficacia del trattamento, e quindi la durata complessiva del ciclo.
I trattamenti si rivelano molto delicati. Io sono tranquillo, ma conscio della situazione, L. si fida anche se non è semplice rilassarsi appieno con la moxibustione sulla testa, ma procediamo insieme lungo il primo trattamento con la necessaria attenzione e fiducia.
Dopo un paio di giorni mi contatta lei per informarmi che sente già un grande beneficio! L’intensità è già diminuita, di giorno quasi non ci fa caso, e di notte si è ridotto di molto.
Quindi procediamo.
In tutto faremo sei trattamenti a cadenza bisettimanale, poi altri tre a distanza di una settimana uno dall’altro ed il problema si risolve completamente! Davvero un grande successo!
Mi capita di trovare L. con una certa frequenza e non le sento rinominare quel disturbo da un po’, scelgo quindi di lasciare andare per qualche settimana. A distanza di un paio di mesi torno a chiederle come stia con quell’acufene… in primo momento mi guarda come se non avesse capito di cosa stessi parlando, guardandomi con piglio accigliato, ma, dopo qualche secondo, le torna in mente quanto accaduto e semplicemente le sue parole sono qualcosa tipo: “…pensa che nemmeno me ne ricordavo più! L’udito è tornato perfettamente a suo posto!”
Spesso mi sento chiedere a cosa serva lo Shiatsu, oppure se sia meglio per questo o l’altro disturbo: a me sembra che in qualche modo faccia bene sempre, a prescindere. Non ho ancora avuto casi in cui non ci fossero benefici di qualche tipo: a volte può aver lenito un dolore, a volte guarito completamente, a volte riorganizzato e sistemato situazioni molto più complesse… il concetto di base mi risulta sempre lo stesso: lo Shiatsu aiuta a riequilibrare la persona, e questo porta a ridurre o eliminare le manifestazioni di disequilibrio. Tutto qui. Grandi piccole che siano le manifestazioni, comunque segnalano qualche scompenso, e questo qualcosa può essere considerato e diventare oggetto di indagine e di trattamento. Una volta trattato, il corpo non avrà più necessità di segnalare alcunché e molti fastidi se ne vanno.
Vuoi saperne di più? Puoi scrivermi o venirmi a trovare!